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Storia dell'Unità pastorale

nei ricordi di Don Pio Cavedon

Nel novembre 1992 iniziò ufficialmente l’Unità Pastorale Val Liona

Già nel 1973 l’assemblea presbiteriale diocesana con l’approvazione del Vescovo si era espressa sul documento per affrontare il problema della vitalità delle piccole parrocchie. In alcune parrocchie, già negli anni ’70, si era tentata una pastorale di aiuto reciproco e una fraternità tra sacerdoti, anche per ovviare la solitudine ed emarginazione di alcuni confratelli, con incontri settimanali e momenti conviviali che io personalmente ho vissuto. Però i tempi non erano ancora maturi a motivo delle vecchie tradizioni: sacerdoti anziani, benefici, chiesa gerarchica più che Chiesa “Comunione”… Il concordato tra la Chiesa e lo Stato italiano (1984) diede origine alla soppressione dei benefici parrocchiali che furono sostituiti con il nuovo Ente di Sostentamento per il clero, così che il servizio sacerdotale ebbe equo compenso.
L’Unità Pastorale delle parrocchie sorse per accorpare le parrocchie vicine che a causa della diminuzione del clero sarebbero rimaste senza sacerdote e per realizzare unitariamente i programmi pastorali. Il seme fu gettato durante i lavori del 25° Sinodo diocesano del 1985-1986. Nel 1987 con la partenza di don Giuseppe Marzaro, parroco di Campolongo, e per l’aggravarsi della salute di don Giorgio Dal Molin, parroco di Grancona, sorse la necessità di aiuto da parte degli altri parroci per supplire alle funzioni liturgiche.
Con la venuta a Villa del Ferro di don Fidenzio Dal Lago, sorse una fraternità tra noi parroci con settimanali incontri di spiritualità. Con le dimissioni di don Giorgio di fatto si è resa necessaria l’Unità delle cinque parrocchie. Il Vescovo Nonis scrisse il 21 novembre 1992: “la decisione di procedere alla costituzione delle unità pastorali è ormai una scelta delle nostre Chiese”.

In quella data – novembre 1992 – a Grancona e a San Germano dei Berici si diede ufficialmente inizio all’Unità Pastorale Val Liona con tre co-parroci per cinque comunità: don Franco Corrà, don Fidenzio Dal Lago e don Pio Cavedon.

Noi sacerdoti siamo partiti uniti, concordi e fiduciosi. Fu designato parroco moderatore don Fidenzio. All’inizio le singole parrocchie avevano il Consiglio pastorale parrocchiale e il Consiglio per gli Affari economici. Per volontà del Vescovo Pietro Nonis sorse il Consiglio Pastorale Unitario composto da rappresentanti eletti dalle singole parrocchie. I Consigli pastorali per gli Affari economici rimasero – per legge – in ogni parrocchia.
I primi passi non furono facili perché ogni parrocchia si riteneva privata del “suo” parroco e la canonica vuota non era accettata dai parrocchiani. Don Fidenzio, che abitava la canonica di Grancona, dovette, più di tutti noi tre, affrontare gli interventi di gruppi e di singole persone ostili che con forza chiedevano un sacerdote in loco.
I parroci, con molti fedeli, che compresero l’opportunità dell’Unità tra parrocchie, fraternamente lavorarono nel servizio pastorale e l’amicizia cresceva per far fronte alle difficoltà.
I sacramenti, all’inizio, erano celebrati nelle parrocchie di residenza dei fedeli, fuorché la Cresima. Il primo Giovedì Santo celebrato con una unica liturgia a Villa del Ferro, con la Cena del Signore, si diede un segno forte della realtà dell’Unità Pastorale Val Liona.
Non mancarono le critiche da molti delle altre parrocchie che si sentirono emarginati e si scandalizzarono. Le liturgie delle grandi feste, in particolare del patrono, si celebravano con grande solennità, con i cori uniti e con la presenza di fedeli anche da altre parrocchie. Questa nuova realtà manifestò non solo una unità di preti e fedeli, ma una comunione di fede e di carità. L’Unità pastorale all’inizio aveva tre sacerdoti per cinque parrocchie.
All’avvicendarsi dei co-parroci, nel 1996 don Franco lascia l’Unità pastorale della Val Liona per altra parrocchia ed è sostituito da don Stefano Mazzola. Nel 1997 don Fidenzio è nominato parroco di novale di Valdagno e l’Unità pastorale della Val Liona rimane con solo due sacerdoti co-parroci. Dopo la partenza di don Fidenzio, per il servizio domenicale e festivo, il Convento di San Daniele di Lonigo assegna alle comunità padre Giuseppe Bellin, sempre pronto puntuale e felice di svolgere il suo ministero tra noi.
Fu un vero francescano, amava i nostri monti, il verde, i fiori e non disdegnava fare passeggiate nei sentieri della valle.
L’Unità pastorale, negli anni seguenti, si consolidò con celebrazioni unitarie nelle grandi festività, pur conservando quanto più possibile le tradizioni delle singole parrocchie.
Ora l’Unità pastorale delle cinque parrocchie ha un solo parroco, don Domenico Pegoraro (successivamente spostato in altra UP) Questo comporta un maggiore impegno di tutti i cristiani delle singole comunità e continuare nell’unità. Gesù ha pregato per ognuno di noi: “Padre fa che coloro che credono siano una cosa sola, come tu e io siamo una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato”.
Mentre lascio il servizio pastorale in Val Liona per dedicarmi all’assistenza degli anziani presso la Casa di Riposo di Meledo, auguro una Unità Pastorale sempre in continuo cammino di crescita per la fede.

Con stima
don Pio Cavedon

L’Unità Pastorale continua il suo cammino…


Più di 10 anni fa, così ci salutava don Pio. Ora dobbiamo constare che “molta acqua è passata per le rive della nostra valle”.
Fino al settembre del 2017 l'U.P. ha avuto come unico parroco don Domenico Pegoraro. In questo periodo sono state prese alcune decisioni che hanno influito nella vita delle nostre comunità: ad esempio la riduzione delle SS. Messe domenicali.
Dall'ottobre del 2017 è parroco don Alfredo Grossi, coadiuvato da don Giorgio Cisco.
Significativo è stato l'inserimento di Zovencedo nell'U. P. In questi ultimi cinque anni le nostre comunità hanno vissuto il problema della pandemia. Molte attività pastorali sono state condotte in modo anomalo: la catechesi dei ragazzi svolta secondo lo stile della didattica a distanza, le celebrazioni liturgiche sono state svolte secondo la normativa anti-covid (distanza di un metro e mezzo e mascherina). Sono situazioni che forse col tempo ne sentiremo gli effetti.
Vogliamo però elevare il nostro sguardo verso Colui che guida le nostre comunità, e mai ci fa mancare la Sua vicinanza.

don Alfredo Grossi