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Capitello di Calto

Parrocchia di Zovencedo

A Calto, sul confine delle parrocchie di Zovencedo, Pozzolo e Grancona, sorge un caratteristico capitello a pianta triangolare a tre nicchie con le statue di San Nicola di Bari verso Zovencedo, Santa Lucia verso Pozzolo e Sant’Agnese verso Grancona, eretto a metà dell'Ottocento da un certo Fiorindo con i soldi risparmiati dalla costruzione del ponte alle Acque.
La statua di San Nicola è stata scolpita nel 1944 da un Peotta «scalpellino di Grancona» [Cronistorico Parrocchiale, 1944].

Storia del capitello di Calto

Testi a cura di FLavio dalla Libera

Il capitello di Calto, caratteristico per la sua pianta triangolare con gli angoli smussati, è un’edicola a tre nicchie rivolte in direzioni diverse, posto all’ingresso della contrada di Calto di Zovencedo, in posizione dominante, e segna il confine fra tre comuni. Ciascuna delle nicchie, contornate da cornici e con l’interno dipinto di celeste e adornato di stelle, ospita la statua di un santo: San Nicola di Bari (verso Zovencedo, protettore della parrocchia), Santa Lucia (verso Pozzolo, protettrice della parrocchia) e Sant’Agnese (verso Grancona, della cui parrocchia tuttavia è protettore San Pietro).
L’edicola, terminante a pagoda con croce finale in ferro battuto, è circondata da un pavimento in pietra e da una serie di paracarri, sempre in pietra, collegati con una catena. In questo manufatto fin dalle origini è stata utilizzata esclusivamente la Pietra di Vicenza nelle sue principali tipologie: il giallo di Pederiva per la struttura, il bianco di San Gottardo per le statue e, di recente, il grigio dei Berici per la pavimentazione.
Delle vecchie statue, un tempo protette nelle loro nicchie da cancelletti in ferro a due ante con il profilo superiore stondato verso il basso, non si conosce la datazione sicura.
Testimoni assicurano di averle sempre viste, almeno dagli anni venti del Novecento. Nel “Libro Cronistorico” della parrocchia di Zovencedo, tuttavia, don Tamerlini annota: “Il giorno 19 dicembre 1944 ho consegnato a Peotta, scalpellino di Grancona, italiane lire mille per la statua del titolare San Nicola da Bari collocata a Calto nel capitello confine delle tre parrocchie: Zovencedo, Grancona Spiazzo e Pozzolo”. Un restauro o una nuova collocazione?
Nel secondo dopoguerra anche qui come in molti altri luoghi cadde in abbandono la tradizione dei fioretti davanti al capitello, e con essa la cura dell’edicola, sempre più assediata dall’allargamento delle strade e dal traffico. Quello che non fece il tempo lo fece l’uomo. Negli anni Novanta, un’estate dopo l’altra, incuranti del vecchio adagio “preti, dotóri e capitèi, cavève el capèlo e rispetèi”, vennero asportate da mani sacrileghe prima la statua di Sant’Agnese, poi quella di Santa Lucia: rimase, rosa dalle burrasche del Nord, quella di San Nicola.
Due nuove statue sono state ora ricollocate nelle nicchie rimaste vuote, e restaurata la terza. Sono opera dello scultore di Brendola G. Franco Tancredi, un artista che prima di scolpire studia il personaggio che vuol rappresentare, se ne fa un’idea, e poi lo realizza.
Suoi sono, per restare nella zona, i santi Pietro e Paolo collocati sulla facciata del Duomo di Lonigo, e suoi a Grancona gli stessi santi sulla facciata della chiesa, la Madonna di Monte Berico al Museo della Civiltà Contadina, il Monumento agli Alpini a Pederiva e il ritratto di don Giovanni Grigoletto all’interno della parrocchiale.

Sant'Agnese (Grancona)

Viene rappresentata come una giovinetta vestita di una lunga tunica accompagnata da una mantella, con in braccio un agnello, simbolo del candore e del sacrificio, e nella destra la palma del martirio. Agnese era ancora dodicenne, infatti, quando a Roma, scoppiata una persecuzione (quella del 249 oppure quella del 304), venne denunciata come cristiana da un suo pretendente respinto. Riuscito vano il tentativo di profanarla e di bruciarla nel fuoco, alla fine venne trafitta con un colpo di spada alla gola, nel modo con cui si uccidevano gli agnelli. È la patrona delle ragazze.

Santa Lucia (Pozzolo)

Porta nella destra un piattino con due occhi (Lucia in latino significa luminosa, splendente) e nella sinistra la palma del martirio. Rimasta orfana di padre sin da bambina, convinse la madre a donare tutte le sue ricchezze ai poveri. Sarebbe morta martire a Siracusa dopo atroci torture ai tempi della persecuzione di Diocleziano (intorno all’anno 304), in seguito alla denuncia di un giovane innamorato. Nel 1039 il suo corpo fu portato a Costantinopoli e durante la quarta crociata, nel 1204, a Venezia, dove si venera tuttora. È la patrona dei ciechi e degli oculisti, e viene invocata contro le malattie degli occhi e le carestie.

San Nicola (Zovencedo)

Conosciuto anche come San Nicolò, secondo l’uso veneto, è stato effigiato come un vescovo in atto benedicente, con la barba, la mitria in testa e un libro sormontato da tre palle nella sinistra. Nicola fu per quasi cinquant’anni vescovo di Mira, nella Turchia meridionale, dove morì nel 4° secolo dopo Cristo. Le sue ossa vennero trafugate dai baresi, al tempo delle invasioni turche, per garantirsi la protezione del santo sui mari e per sottrarle alle profanazioni, e dal 1087 conservate nella cattedrale di Bari. Tra le innumerevoli leggende sorte intorno alla sua figura è nota quella delle tre ragazze che non riuscivano a maritarsi perché prive di dote: il santo, di notte, lasciò sulla loro finestra tre borse di monete (le tre palle scolpite sopra il libro della statua). Il santo, che viene commemorato il 6 dicembre (a San Nicola di Bari, fa festa i canpanari), è patrono dei ragazzi, degli scolari, dei naviganti.

Il capitello è stato restaurato dai Gruppi Alpini di Grancona, Pozzolo di Villaga e Zovencedo-San Gottardo con il contributo dell’Amministrazione Provinciale di Vicenza e delle Amministrazioni Comunali di Grancona, Villaga e Zovencedo. Il ripristino delle opere in pietra, in particolare, è stato effettuato da Vincenzo Stenco, Renzo e Roberto Donatello, Silvano e Umberto Trotto, mentre le decorazioni pittoriche sono di Beniamino e Antonio Bellin. Indispensabili la disponibilità e la collaborazione di Dino Gobbo, proprietario del terreno su cui giace il manufatto.

Inaugurazione: 8 settembre 2006

© Flavio Dalla Libera

I 3 santi

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